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Comune di Manziana

GIORNATA DELLA MEMORIA… UNA TESTIMONIANZA DAL NOSTRO PAESE

In occasione della Giornata della Memoria, pubblichiamo una lettera ricevuta dal Sindaco Bruni in cui si ricorda la storia di una famiglia che ha risieduto a Villa Emma (l’attuale Istituto Cottolengo) dal 1925 al 1942 anno in cui, a seguito delle leggi razziali, fu costretta a lasciare l’Italia rifugiandosi in Argentina.

“Proprio in questa giornata voglio rendere nota alla Cittadinanza questa preziosa testimonianza, sperando di non urtare la sensibilità dei protagonisti ma solo di mostrare quanto le leggi razziali stravolsero la società e le persone che ne furono vittime.
Ricordo bene l’emozione della Sig.ra Valeria nel momento in cui vide con i suoi occhi il luogo che aveva visto crescere il padre: un misto di gioia, commozione e malinconia. Sì, perché in quegli anni, dall’oggi al domani, persone come la Famiglia Fano si trovarono costrette a fuggire: vite cambiate per sempre, alcune delle quali tragicamente mai tornate indietro.
A tutti loro, senza retorica ma con sincero affetto, va l’abbraccio della nostra comunità, da sempre ospitale ed accogliente con tutti.”

Il Sindaco
Bruno Bruni
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Gentilissimo Sig. Sindaco,
desidero con la presente ringraziarla con tutto il mio cuore per la sua gentilezza dandomi la possibilità di visitare l’attuale Istituto Cottolengo di Manziana, che una volta si chiamava Villa Emma, dal nome della mia bisavola Emma Fano.
Villa Emma rimase residenza della nostra famiglia dal 1925 circa al 1942, quando – a seguito delle reggi razziali – la mia famiglia fu costretta ad abbandonare l’amata Italia per rifugiarsi in Argentina.
Manziana è rimasta sempre impressa nella memoria dei miei genitori come tema di racconti dei miei nonni paterni, Emanuele ed Ada Fano. I nonni avevano avuto due figli, entrambi nati in italia: Davide, mio padre, ed Alisà, mamma di mio cugino Marco Luzzati che era con me durante la visita.
Da piccoli, data la loro vivacità, sia mio padre che mia zia Alisà erano seguito a vista da Rosetta Marcozzi: era soprattutto mio padre a darle molto lavoro perché amava nascondersi nel grande orto coltivato in un angolo del giardino della Villa. E’ forse per questo suo precoce interesse che in seguito è diventato ingragnere agronomo, occupandosi della nostra azienda in Argentina.
Il nonno Emanuele, parlando di Manziana, ricordava soprattutto due persone: un certo Menichetti e Mancia, il veterinario, con il quale andava a caccia. Un giorno del 1984 queste memorie cominciarono a materializzarsi perché arrivò a Buenos Aires un certo Francesco Mancia, figlio del veterinario, il quale chiamò per telefono la casa della nonna cercando di Ada Fano. Purtroppo era morta quttro mesi prima!
Tuttavia, fu grazie a questa telefonata che papà e Francesco si conobbero. Per anni i due sono stati in contatto e si incontravano quando Francesco, ingegnere agronomo anche lui, veniva per lavoro in Argentina.
Anni dopo, mio padre venne in Italia in visita e insieme a Francesco tentarono di visitare la ex Villa Emma; purtroppo non ci riuscirono a causa delle rigide regole di clausura! Riuscirono però a rintracciare Rosetta Marcozzi che nel frattempo si era trasferita a Firenze, doveva aveva la sua famiglia. Quando mio padre e Rosetta si parlarono la commezione per entrambi fu enorme.
Ecco, signor Sindaco! Grazie a Lei ho potuto rivedere con gli occhi di mio padre un luogo importante, la nostra Villa Emma, che ha visto crescere mio padre insieme ai suoi genitori. Se non ci fossero state le leggi razziali e la guerra, la famiglia Fano mai avrebbe lasciato la sua casa e non avrebbe così mai abbandonato Manziana. Mio padre è deceduto nel 2015 e per tutta la vita ha parlato italiano con un forte accento romano; mia madre vive ancora in Argentina, a Buenos Aires, con i miei fratelli, Rafael ed Emanuele.
Io, invece, ora vivo in Francia, in Borgogna, da dove la saluto assieme a mio marito Louis che lei ha conosciuto durante la nostra recente visita, augurando a Lei, alla sua famiglia e alla bella Manziana ogni bene.

Valeria Fano